Alberto Magnelli

Magnelli

Dopo la straordinaria mo­stra di Hans Hartung del 2009, un'altra grande esposizione di livello internazio­nale a Gaeta: "Alberto Magnelli, opere dal 1910 al 1970". La mo­stra, curata da Giorgio Agnisola, con oltre 160 opere, ripercorre l'intero itinerario artistico del Maestro.

Alberto Magnelli nasce nel cuore Firenze, accanto al Battistero, nella casa del nonno paterno dove vive la giovinezza per poi trasferirsi a Parigi trascorren­dovi il resto della vita. Francese d'adozione, non dimentica la sua città natale tanto che la sua tomba reca la scritta "Alberto Magnelli, pittore fiorentino".

Firenze e la Toscana, infatti, con i loro tesori d'arte sono miniere infinite per un gio­vane come lui amante dell'arte ma meno delle accademie, attento alle idee e ciò che esse producono, ma reticente a far parte attiva di correnti e gruppi. In pratica autodidatta, Magnelli si forma attraverso lo studio dei grandi maestri toscani del Trecento e Quattro- cento dai quali apprende la maniera sobria e formalmente rigorosa, che diviene cifra caratteristica della sua opera. Nel 1909, a soli 22 anni partecipa alla Biennale di Venezia nella sezione regionale per giovani. Nel periodo della sua formazione, tra il 1907, data della sua prima opera conosciuta, ed il 1912, il giovane Magnelli dipinge soprattutto paesaggi dell'Appennino toscano, nature morte, una serie di maschere ed alcuni auto- ritratti. La tecnica non è ancora definita fluttuando tra la maniera post impressionista e le ricerche di Cezanne, Matisse e Picasso.

Tra il 1911 e il 12 frequenta diversi intellettuali attivi a Firenze tra cui il gruppo dei fu­turisti che gravitano intorno alla rivista "La voce", poi "Lacerba". Egli ne assimila le inno­vazioni ma si tiene fuori dal movimento; le sue preoccupazioni sono rivolte innanzitutto alle questioni plastiche, la sua opera acquisisce sempre più equilibrio e rigore formale, la materia si fa ricca e densa per modulare le superfici con larghi tratteggi. Nel 1913 scopre l'arte africana della quale coglie soprattutto lo straordinario senso plastico e una sintesi formale innovativa. Metterà su una collezione di riguardo cui sarà legato per tutta la vita.

Nel 1914, in compagnia dell'amico Aldo Palazzeschi si reca a Parigi. Nella capitale francese è in pieno fermento il cubismo. Frequenta Apollinaire, Picasso, Max Jacob, Gris, Leger, Archipienko e Giorgio De Chirico, a cui sarà legato da profonda amicizia. Il suo tratto va semplificandosi ulteriormente approdando alla sua prima esperienza astratta. Apollinaire lo invita a stabilirsi definitivamente a Parigi dopo le vacanze estive che Ma­gnelli trascorre in Italia e avendo visto i suoi disegni "inventati", come l'artista ama de­finire le sue prove astratte, l'invita a continuare su quel registro. Dai primi disegni astratti Magnelli esegue tredici pitture in cui emerge la continuità della linea e l'assenza di figu­razione. Siamo nel 1915.
Il suo rientro a Parigi è però impedito dall'entrata in guerra della Francia.

Nel 1916 reintroduce la figura nelle composizioni, seppure scomposta e ap­pena accennata, mentre dall'euforia su­scitata dalla fine della prima guerra mondiale del 1918 scaturisce la serie delle cosiddette "Esplosioni liriche", altro momento d'avvicinamento all'astra­zione.

Magnelli vive il suo turbamento arti­stico con un altro ritorno al figurativo nel 1920, periodo detto del "Realismo im­maginario", di matrice socio poetica in cui rappresenta paesaggi e scene di vita quotidiana della sua terra, eseguite in studio su disegni dal vero, dai quali emerge, ancora una volta, il suo amore per i primitivi toscani.

In questi anni compie numerosi viaggi in paesi europei e ne visita i musei. Nel 1921 tiene la sua prima personale a Firenze presso la Galleria Materassi.

Se fino al 1923 la sua gamma di colori si stempera in un monocromatismo ascetico e intimista, essa ritrova vivacità nel 1924 con l'utilizzo di colori saturi e intensi; pur av­vertendo insofferenza al Regime, assorbe in qualche modo la visione estetica predomi­nante nel periodo fascista in Italia, le figure si vestono di simbolismo, con una vaga inclinazione metafisica. Nel 1928 torna alla Biennale di Venezia, presenza che si rinnova nelle due edizioni successive. Nel 1931 partecipa alla Quadriennale di Roma e chiude il periodo della figurazione con la serie dei "Battelli", improbabili scenari portuali, ricono­scenti alla lezione dechirichiana e dei surrealisti.

Un importante episodio caratterizza il 1931: in una visita alle cave di Carrara, è at­tratto dai blocchi di marmo accumulati nei cantieri, visione dalla quale trae spunto per il periodo delle "pietre", schema compositivo che segnerà il suo futuro, specialmente quando, nello stesso 1931, si trasferisce, definitivamente a Parigi, dove ritrova gli amici Picasso, Lèger e Le Corbusier. Con le pietre Magnelli persegue un'articolazione spaziale delle forme, che hanno volume ma non peso, bloccate nello spazio indecifrato, metafi­sico. L'astrazione è ormai vicina, il tempo di vivere la sperimentazione in termini surreali delle "Pietre".

Nel 1 934 incontra Susi Gerson che diventa sua moglie qualche anno dopo. Chiude il periodo delle pietre con un mostra personale alla Galleria Pierr Loeb di Parigi, dove ha occasione di conoscere Kandinskij, arrivato nella capitale francese dopo la chiusura della Bahaus nel 1933.

Il 1935 è l'anno del passaggio definitivo all'astrazione geometrica. Espone nuova­mente alla Quadriennale di Roma, nel 1937, al Jeu de Paume di Parigi alla mostra "Ori­gini e sviluppo dell'Arte internazionale indipendente", mentre nel 1938, per la prima volta, si reca oltreoceano, a New York, per partecipare alla mostra "Da Cezanne all'arte non figurativa". Nel 1939 gli è riservato un intero pannello al primo "Salone delle Nuove Realtà" di Parigi, esposizione che poi si trasferisce integralmente a S. Paolo del Brasile.

Durante il periodo dell'occupazione nazista (1939-1944), i coniugi Magnelli vivono nel sud della Francia, periodo nel quale si vedono con assiduità con i coniugi Arp e De- launay, loro vicini di casa. Con loro esegue lavori di gruppo che diventano una cartella di litografie pubblicata nel 1950 a Parigi in 11 esemplari. Durante il periodo bellico la penuria di mezzi spinge Magnelli ad utilizzare supporti di fortuna, come lavagne di fae­site, carte da lettera o di musica, sperimentando nuove tecniche ed eseguendo tantissimi disegni con matite grasse o inchiostro che utilizzerà in seguito per nuove tele quando rientrerà a Parigi, al termine del conflitto.

Nel 1945 prende parte all'esposizione "Arte concreta" alla galleria di piazza "Ven­dome" di Parigi, tra gli altri, con i coniugi Delaunay, Arp, Kandinskij, Mondrian e Pevsner, mentre nel 1946 espone al "Salone delle nuove realtà", ormai consacrato all'arte astratta, concreta, costruttivista e non figurativa.

Ormai Magnelli fa parte della vicenda artistica francese. Una grande mostra perso­nale retrospettiva lo consacra come il pittore astratto più importante di Parigi dopo la scomparsa di Kandinskij avvenuta nel 1944, ed uno dei creatori dell'arte moderna. Nel 1950 lo stato francese fa il primo acquisto di una sua opera, "La ronda oceanica" del 1937, per conto del Museo Nazionale d'Arte Moderna di Parigi. Nel 1950 nella sua opera si assiste al passaggio dalle composizioni cosiddette multiple o modulari a quelle unitarie o omogenee.

Magnelli è ormai riconosciuto maestro della scuola francese ma è rivendicato, in al­cune occasioni, anche in Italia dove è considerato l'iniziatore della scuola astratta italiana.

A partire dal 1954 aumentano le sue esposizioni retrospettive in diversi Paesi europei e arriva il riconoscimento internazionale attraverso il conferimento di premi importanti in Francia, Belgio, Olanda e Brasile. La XXX Biennale di Venezia gli riserva un'intera sala dove espone 18 opere dal 1956 al 1958. Dal 1960 lavora alle figure monumentali e alle grandi composizioni mentre dal 1964 esegue una serie di collage e lineoleumgrafie.

Nel 1968 si festeggia il suo ottantesimo compleanno con una serie di mostre, la più im­portante, con 173 opere dal 1907 al 1967, al Museo Nazionale d'Arte Moderna di Parigi.

Anche l'Italia non trascura l'anniversario del maestro fiorentino con mostre a Ber­gamo, Spoleto e Torino. La prima personale a Roma, invece, si tiene solamente nel 1970 presso la galleria "Il collezionista" con 40 opere.

Alberto Magnelli muore il 20 aprile del 1971 a Meudon, cittadina nei pressi di Parigi dove risiede da qualche anno. Non può assistere all'importante retrospettiva che nell'ot­tobre successivo si tiene a Genova e poi a Roma; ha solo il tempo di scegliere personal­mente le opere da esporre.

La famiglia dona una serie di opere alla amata città di natale di Firenze, opere che vengono esposte in Palazzo Vecchio nel gennaio del 1973, mentre in altre città europee si tengono mostre in memoria dell'artista.

L'esposizione che la Pinacoteca Comunale d'Arte Contemporanea di Gaeta orga­nizza nei propri spazi, grazie all'indispensabile e generosa collaborazione della famiglia Sapone, ha l'intento di ricordare il Maestro fiorentino per metterne in risalto il fonda- mentale apporto dato all'arte contemporanea italiana e internazionale.

 

foto 10

foto